I princìpi della “Dieta del DNA”
Durante l’intervista con Sabina Sardu, fondatrice e direttrice del centro estetico BeautyTrend, la vostra scorsa abbiamo spiegato come raggiungere un dimagrimento stabile e duraturo adottando uno stile alimentare personalizzato con un test del proprio DNA, e abbiamo illustrato il Progetto Nutrizionale Genetico N.I.Ge.F, percorso alimentare specifico e fortemente personalizzato elaborato sulla base della struttura genetica di ogni singolo paziente e tiene quindi conto delle vere esigenze della persona.
In questa terza parte dell’intervista analizzeremo il principi su cui si basano le aree di intervento della N.I.Ge.F. e come intervengono nel proprio metabolismo.
Dove possono essere applicati i Principi Immuno-Geno-Funzionali?
Le aree di intervento della N.I.Ge.F. non riguardano solo il dimagrimento e il mantenimento del peso, ma le proprie predisposizioni genetiche e metaboliche influiscono anche su diversi meccanismi fisiologici che, uniti a alimentazione sbagliata, stress, predisposizione e altri fattori esterni causano disagi come alterazione della flora intestinale, aumento della permeabilità intestinale, passaggio in circolo di macromolecole, infiammazioni e malattie cronico degenerative oltre a invecchiamento precoce.
Le predisposizioni genetiche accompagnano il soggetto per tutta la sua vita e non si modificano, inoltre non portano mai alla manifestazione di una malattia, di un sintomo, un disturbo o di una risposta immunologica se non favorite dall’intervento di cause esterne tra cui l’alimentazione e certi nutrienti in particolare che possono appunto scatenare, in individui geneticamente predisposti, a diversi tipi di malattie comprese quelle autoimmuni di cui l’alimentazione ha il potere di causarle o prevenirle.
Come stabilire il giusto piano alimentare personale in base alle proprie predisposizioni genetiche?
È ormai risaputo che la velocità delle risposte metaboliche del corpo umano non sono uguali per tutti, e variano da un individuo a un altro oltre che da fattori ambientali, anche sulla base del proprio DNA. Conoscendolo, e analizzando tutti i vari processi metabolici e le sostanze che servono per attivare le giuste reazioni, siamo in grado di determinare con esattezza quali nutrienti sono in grado di far funzionare al meglio, o bloccare, il nostro organismo.
In passato gli alimenti venivano analizzati solo in termini di allergie e intolleranze, basandosi esclusivamente sui sintomi del soggetto, sui parametri di laboratorio e sul tipo di attività fisica.
Lo studio del DNA oggi è uno strumento potente perché ci consente di selezionare alimenti che favoriscono meccanismi come la detossificazione, di limitarne altri che favoriscono i processi infiammatori e di privilegiarne altri ancora che invece li inibiscono.
Analizzando quindi il proprio DNA e individuando di conseguenza gli alimenti idonei è possibile quindi creare la Mappa Alimentare di ogni singolo soggetto che indica il giusto modo di porsi col cibo.
La Mappa alimentare viene elaborata analizzando e confrontando oltre 65000 parametri diversi tra cui dati clinici, sintomi, parametri di laboratorio e genetici partendo da un data base di oltre 600 alimenti ed è in continuo aggiornamento. Il responso indica tra l’altro l’elenco di nutrienti che si possono mangiare liberamente (risultato verde), quelli che possono essere introdotti con una certa moderazione (risultati gialli) e quelli da ingerire raramente (risultati marroni) e quelli da evitare il più possibile.
Come si segue la dieta del DNA?
Partendo dalla Mappa Alimentare la persona deve seguire il percorso immuno-geno-funzionale attraverso 4 fasi:
1) La conoscenza di come funziona il nostro organismo, grazie ai responsi dei test N.I.Ge.F
2) L’analisi delle abitudini alimentari del soggetto e la predisposizione delle piramidi alimentari personalizzate, che conterranno le indicazioni esatte da seguire come la determinazione della frequenza di assunzione personalizzata di ciascun alimento durante la settimanale
3) La ri-modulazione delle proprie abitudini, senza stravolgimenti e compatibilmente con le proprie abitudini per migliorare e ripristinare l’ambiente organico (pH, rapporto acidi grassi, flora intestinale, etc)
4) La ri-modulazione delle proprie abitudini alimentari sulla base dello schema della propria Piramide per fornire al nostro organismo i migliori nutrienti a lui più congeniali, compatibilmente con le abitudini personali, seguendo le indicazioni della Mappa Alimentare.
5) L’applicazione completa dei parametri e schemi indicativi della Mappa Alimentare per ottenere la massima risposta terapeutica e preventiva del cibo
6) Il mantenimento delle indicazioni alimentari nel tempo per stabilizzare il risultato ottenuto e la nuova condotta alimentare.
LEGGI LE PARTI PRECEDENTI DELL’INTERVISTA A SABINA SARDU
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