Individuato il DNA del papilloma virus nel sangue di donne senza tumore
I risultati dello studio dei ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca contribuiranno a chiarire la storia naturale dell’infezione da HPV aprendo nuovi orizzonti nell’ambito dello screening cervicale e per interventi di immunoprofilassi.
Milano, 29 novembre 2017 – Non solo nelle mucose e sulla pelle: il DNA del papilloma virus (HPV) si trova anche nel sangue di donne con infezione cervicale. È il risultato dello studio “Human papillomavirus DNA detection in plasma and cervical samples of women with a recent history of low grade or precancerous cervical dysplasia”, appena pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, condotto dai ricercatori di Microbiologia Clinica del dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca, insieme ai colleghi di ginecologia dell’ospedale San Gerardo (ASST Monza) e della Sezione di Igiene del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Sassari.
L’infezione da papillomavirus si trasmette per via sessuale;
rappresenta il principale fattore di rischio per il carcinoma della cervice uterina
Ministero della Salute
Se è noto che il papilloma virus infetta pelle e mucose, solo pochi studi precedenti hanno mostrato la presenza del DNA virale nel sangue in donne con cancro al collo dell’utero. Lo studio condotto dai ricercatori di Milano-Bicocca compie un passo avanti: i risultati della ricerca, infatti, hanno evidenziato la presenza di HPV DNA in campioni di sangue di donne senza tumore ma con una recente diagnosi di Pap-test positivo.
Esistono circa 200 diversi sottotipi di papilloma virus in grado di infettare l’uomo. Le infezioni da HPV sono tra le più frequenti nella popolazione sessualmente attiva. Il nostro sistema immunitario, tuttavia, può eliminare in modo spontaneo queste infezioni senza conseguenze sulla salute. Alcuni sottotipi di HPV, definiti ad “alto rischio”, possono però causare l’insorgere di tumori come quello della cervice uterina, della cavità orofaringea, anale, dei genitali esterni ma anche di tumori distanti dalle sedi muco-cutanee.
Lo studio ha coinvolto 120 donne riferite agli ambulatori di Ginecologia dell’ospedale San Gerardo, con una recente diagnosi di Pap-test positivo nello screening per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero. La ricerca del DNA virale associato a 7 tipi di HPV ad “alto rischio” è risultata positiva nel sangue di 41 di queste donne, pari al 34,2 per cento, sebbene nessuna di queste donne fosse affetta da tumore della cervice.
«Questo studio – spiega Clementina Cocuzza, docente di Microbiologia Clinica dell’Università di Milano-Bicocca – ha permesso di riscontrare il genoma virale a livello ematico, attraverso metodiche molecolari, in un numero rilevante di donne con una probabile infezione recente da HPV al livello genitale, ma senza evidenza di tumore».
«Si tratta di risultati utili per la comunità scientifica – afferma Andrea Piana docente di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Ateneo di Sassari – che portano ad ulteriori conoscenze nella storia naturale dell’infezione da parte di questi virus potenzialmente oncogeni. I risultati della ricerca potrebbero nel futuro aprire nuovi orizzonti sia nell’ambito dello screening cervicale, sia per interventi di immunoprofilassi».
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