Si dice spesso che la legge è forte con i deboli e debole con i forti. Lo stesso Parlamento europeo solo pochi giorni fa ha evidenziato un quadro preoccupante, incompleto, incerto e confuso nella tutela dei diritti fondamentali degli abitanti dell’Unione Europea. In particolare afferma che è necessario che la giustizia sia accessibile e alla portata di tutti, quale parametro essenziale che costituisce un effettivo sistema di giustizia (“in order for justice to be accessible, it needs to be affordable: affordability is an essential parameter of what constitutes an effective justice system”).
Tra gli elementi che portano ad allontanare la giustizia degli abitanti europei ci sono alcuni fattori tra cui l’incremento dei costi di accesso alla Giustizia (dunque se sei abbiente potrai permetterti di fare causa, diversamente dovrai rinunciare a tutelare i diritti); il taglio a centinaia tra sedi di tribunali e sedi dei giudici di pace, abrogando di fatto il giudice di prossimità anche nei casi in cui era essenziale; la dilatazione (anche oltre 3 anni) del pagamento del “gratuito patrocinio” svolto dagli avvocati, così da disincentivarlo; l’accesso diretto alla giustizia sempre più complicato dato che impone forme obbligatoria di Adr, Mediazione Conciliazione e risoluzione delle controversie.
Come fa dunque un soggetto “debole” di fronte alla giustizia (pensiamo alle persone anziane, alle giovani donne madri, a chi ha una disabilità soprattutto mentale o a chi ha difficoltà con il permesso di soggiorno) a difendersi e a pretendere ciò di cui per legge ha diritto?
Lo abbiamo chiesto a una esperta, la dottoressa in legge Alessia Marano, che si occupa di consulenza legale e gestisce sportelli di ascolto.
Mi occupo di consulenza legale. Il mio lavoro mi permette di coniugare la mia innata capacità di aiutare il prossimo, di immedesimarmi nei suoi vissuti e di sentirne fortemente i bisogni con le competenze professionali che ho maturato negli anni. Tutto ciò mi porta a scegliere, quasi sempre, di aiutare persone in grave difficoltà, bambini, donne, anziani, immigrati ecc.
Dall’interazione con loro, ne traggo arricchimento perché dare risposta a chi si sente senza speranza è la cosa che mi da più soddisfazione.
Professionalità, empatia, disponibilità e ascolto sono le doti che mi contraddistinguono e mi permettono di entrare in contatto con gli altri in maniera più profonda.
Oltre che un lavoro, per me è una missione che spero di portare avanti con tenacia e costanza.
COME SI SVOLGE LA SUA ATTIVITÀ?
Scegliendo prima di tutto di essere di aiuto alle persone più bisognose e fragili della società, mi capita di venire in contatto con casi umani connotati da intensa carica emotiva ma anche con casi di ordinaria quotidianità.
Mi imbatto nella madre abbandonata dal compagno, il quale le nega il riconoscimento del figlio, nel lavoratore che combatte per la tutela dei suoi diritti o nel sinistro stradale.
Ho affrontato, inoltre, casi di maltrattamenti di animali, di difesa ambientale, di malattie fisiche e mentali.
Ognuno ha una storia da raccontare, ognuno ha il suo bagaglio carico di dolori e sofferenze che desidera alleggerire anche scambiando due parole.
Il mio motto è e rimane sempre “Non cercare la colpa, trova la soluzione.”
CI PUÒ FARE QUALCHE ESEMPIO DI CASO LEGALE TRATTATO?
Ho trattato, negli anni, diversi casi.
Tra questi, ricordi quello di una vecchietta che trascorreva la maggior parte del tempo a letto senza cure o attenzioni. Era incapace di compiere anche le azioni più semplici come lavarsi o vestirsi e aspettava l’arrivo della figlia che, per poche ore, si dedicava a lei.
Quando ricevetti la sua telefonata, con lo studio con cui collaboro, decidemmo di prenderci a cuore il caso.
Riuscimmo, con fatica, a farle ottenere l’accompagnamento.
Con quella somma, la vecchietta decise di assumere una signora che, oggi, si occupa della sua casetta, le prepara succulenti pietanze, la porta a fare la passeggiata e tanto altro.
Questo fu per me un grande successo.Ricordo, poi, quando mi chiamò una signora, il cui cane era deceduto.La stessa riteneva che sussistesse la colpa della struttura che se ne era occupata.
Venne in studio con le lacrime agli occhi. Per lei, non avendo figli, quel cane era tutto e, se non poteva riaverlo, voleva che almeno si facesse giustizia.
Non fu un caso semplice ma, con dedizione e tenacia, riuscimmo ad ottenere un risarcimento. Risarcimento con il quale la signora riuscì a comprare un cagnolino della stessa razza di quello precedente e diede una cospicua somma in beneficenza ad un canile.Un giorno, poi, bussò allo studio un ragazzo di colore.
Non aveva preso un appuntamento ma, quando lo ricevemmo, era impaurito e impaziente.
Aveva fatto domanda per il rinnovo del permesso di soggiorno ma non lo aveva ottenuto.
A causa di ciò, sarebbe dovuto tornare nel suo paese abbandonando il lavoro che aveva trovato in Italia e la vita che si era creato con fatica.
Dopo vari adempimenti, sotto la nostra guida, ottenne il rinnovo.
Il giorno dopo venne in studio e mi portò un pacco di biscotti del suo paese. Gesto, apparentemente banale, ma carico di riconoscenza e gratitudine.
Con un piccolo gesto, avevo salvato i sogni di un ragazzo della mia età.
QUALI SONO LE RICHIESTE PIÙ FREQUENTI CHE LE VENGONO RIVOLTE?
Le domande che mi pongono, più di frequente, i clienti sono:
-La mia ex moglie potrebbe impedirmi di vedere i miei figli? No, è un suo diritto intangibile.
-Il proprietario di un animale di compagnia può ottenere un risarcimento in caso di morte dello stesso per causa altrui?Si, certamente.
-Possono essere risarciti anche i danni morali?Si, si può ottenere il risarcimento sia dei danni morali che di quelli materiali
Laureata in giurisprudenza con voto 110/110, la dottoressa Marano lavora a Moncalieri ed è a disposizione per rispondere alle domande dei nostri lettori.
Si occupa di consulenza legale all’ interno di vari studi e collabora con diverse figure professionali.
Scrivete le vostre domande o richieste legali a redazione@clinicaebenessere.it