Le 5 ferite emotive che ci fanno soffrire di più
Salve lettore/lettrice mi presento: sono la dottoressa Luigina Pugno, psicoterapeuta e sessuologa. Lavoro principalmente a Torino e online con pazienti che abitano in altre regioni, o Stati.
Nella mia attività clinica spesso le persone arrivano con delle ferite emotive, generatesi nell’infanzia con gli adulti di riferimento, o con i pari.
Come diceva Freud la sofferenza ci minaccia da 3 parti: dal nostro corpo, dal mondo esterno e dalle nostre relazioni, quest’ultima è quella più dolorosa.
Nella vita possiamo essere feriti dagli altri, ma non tutte le ferite modificano il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri.
Lise Bourbeau individua 5 ferite, che possono diventare traumatiche. Queste 5 ferite sono: abbandono, tradimento, ingiustizia, rifiuto e umiliazione. Vediamole una ad una.
Abbandono. Avviene quando chi si dovrebbe occupare di noi fisicamente e/o emotivamente non lo fa. Si possono avere genitori che rispondono ai bisogni fisici, ma non riescono ad occuparsi dei bisogni emotivi. Ci sono genitori che non sono raggiungibili, perché troppo impegnati, o perché soffrono per esempio di depressione. L’abbandono è il lasciare l’altro a se stesso quando non ha la possibilità di occuparsi di se stesso, di rispondere da solo ai propri bisogni, perché è troppo giovane per farlo.
Chi ha vissuto un abbandono sente di non avere le risorse per rispondere agli impegni e alle piccole e grandi sfide della vita. Si sente bisognoso di aiuto, sostegno, consigli. Può trovarsi a vivere relazioni dove è sottomesso all’altro basta di non perderlo, di non stare da solo, perché stare in cattiva compagnia è per lui sempre meglio che stare da solo. Quando si viene abbandonati si teme di essere inutili.
Sepolta sotto questa ferita c’è una parte che non ha bisogno di continue rassicurazioni e incoraggiamenti. Riesce a chiedere, a dire di si e dire di no. Non teme la solitudine, perché è uno spazio per sé e non una minaccia alla sua sopravvivenza. E’ una parte capace di correre rischi facendo il tifo per se stessa.
Tradimento. Questa ferita mina la fiducia in sé e negli altri. Nella relazione con l’altro si sta sul chi va là, perché chi è stato tradito sente che accadrà di nuovo, non si lascia andare, non si lascia coinvolgere. Sta sempre con un piede fuori dalla relazione. Guarda all’altro con sospetto e non con fiducia che si riceverà sincerità e sostegno. Può mascherare la sua paura degli altri con l’indipendenza e la libertà.
Attento alla propria reputazione, cerca di rispondere alle aspettative dell’altro, talvolta in modo acritico.
Sepolta sotto questa ferita c’è una parte che sa lasciarsi andare nelle relazioni, sa affidarsi all’altro. Mostra il proprio volto bello o brutto che sia. Accoglie le esigenze dell’altro, ma porta avanti anche i propri bisogni in modo consapevole.
Ingiustizia. Questa ferita non fa sentire che si è in un luogo sicuro, dove ciò che è giusto e sbagliato, ciò che è buono e cattivo è riconoscibile in modo chiaro. Chi vive questa ferite si sente dentro un tribunale dove è il giudice, l’imputato, l’avvocato e la vittima e passa con sofferenza da un ruolo all’altro. Si sente sconfitto, o sente che i suoi sforzi non porteranno ad un successo. Può trovarsi a boicottarsi, a sabotarsi. Allora si cerca di essere bravi, magari perfetti, comunque si cerca di migliorarsi, di lavorare molto, di essere stacanovista. Si vive di paragoni tra sé e gli altri. Si fa fatica a chiedere aiuto e a fare alleanze.
Sepolta sotto questa ferita c’è la capacità di accogliere le proprie imperfezioni, di accogliere il mondo e gli uomini con le loro contraddizioni, di lasciare andare ciò che non si può cambiare. La diversità degli altri è uno stimolo per imparare, senza sentirsi migliori o peggiori. C’è la possibilità di scegliere senza paura del fallimento.
Rifiuto. Questa ferita fa nascondere se stessi. Il diritto ad esistere muore un po’ ogni giorno dentro. Quando il rifiuto avviene in età infantile si pensa di essere vergognosi e di non essere amabili. Si è tesi a meritarsi l’amore. Fa sentire esclusi e bisognosi di non correre il pericolo di mettersi in mostra e non essere scelti. Fa sentire in bilico tra il desiderio di essere visti e il desiderio di non essere visti.
Sepolta sotto questa ferita c’è la dignità di ogni essere umano d’essere visto, riconosciuto e amato. C’è il diritto di vivere senza il permesso degli altri, perché se lo dà da sola.
Umiliazione. Questa ferita fa provare vergogna davanti allo sguardo di chi ha assistito all’umiliazione. Fa sentire di non avere valore, o lo mette in dubbio. L’amore che si può ricevere va meritato. Può far arrivare a comportamenti di autopunizione nel tentativo di uscire da questo sentimento avendo la convinzione di non poterci riuscire.
Sepolta sotto questa ferita c’è la capacità di riconoscere il proprio valore, di rispettare se stessi e gli altri. Non si identifica con il risultato,ma è contenta di averci provato. C’è la capacità di ironizzare su di sé. Accoglie l’amore senza chiedersi perché venga amata.
Come possiamo guarire queste ferite?
Si può andare in psicoterapia ed utilizzare l’EMDR per lasciare il passato nel passato.
Mentre lo si fa ci si potrà accorgere che è fondamentale per la guarigione capire anche chi è stato a ferirci.
Una strada che si può scegliere per stare bene è quella del perdono che ti porterà più avanti nel cammino, non solo facendoti superare la sofferenza, ma anche trasformando le tue emozioni.
Probabilmente l’idea di perdonare chi ci ha ferito è inizialmente la cosa che sentiamo meno possibile, la più lontana, forse anche da evitare. Prima di decidere che a te non serve, ti consiglio di leggere l’articolo che trovi in questo link
Quando si lavora con l’EMDR e/o con il perdono si lavora contemporaneamente sull’evento, sui pensieri ad esso associati, sulle emozioni che si provano e sulle sensazioni fisiche.
È importante quindi individuare gli episodi che hanno generato la sofferenza (partendo dal più antico, o da uno esemplificativo) e comprendere quale ferita ha creato.
Per farlo puoi provare a compilare queste 2 schede
1 Individuare la ferita e l’idea negativa su di sé associata
Episodio che ha ferito/ non riesco a perdonare | Ferita che ha generato | Idea negativa di sé associata |
Es. mia mamma riconosce i meriti solo di mio fratello | Ferita di ingiustizia | Non sono abbastanza |
2 Individuare le emozioni che ha generato
Episodio che ha ferito/ non riesco a perdonare | Idea negativa di sé associata | Emozioni |
Es. mia mamma riconosce i meriti solo di mio fratello | Non sono abbastanza | Rabbia |
Al nostro cervello piace capire bene le cose, averle chiare. Spesso la sofferenza offusca la nostra capacità di vedere chiaramente. Istintivamente si cerca di evitare di pensarci e di sentire quelle emozioni, ma questo fa bene sul momento, ma sul lungo periodo ci allontana sempre di più dal benessere.
Con queste 2 tabelle puoi cominciare a fare chiarezza e poi scegliere come lavorarci: se con l’EMDR (puoi vedere questo video per avere maggiori informazioni), o attraverso un percorso di perdono (in questo link trovi un articolo che ti spiega come fare).
Spero di averti aiutata/o. Lascia un commento e condivi questo articolo, così da aiutare altre persone.
Dr.ssa Luigina Pugno
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