Riceviamo e pubblichiamo il seguente manoscritto a a cura di Marco Grappeggia
Presidente Direttivo Università Popolare degli Studi di Milano – Università Internazionale
Nell’ambito degli infiniti scritti che mi vedono nel contempo protagonista e vittima, assieme alla Università Popolare di Milano, & Università Popolare degli Studi di Milano (c’è chi disse: “tanti nemici tanto onore” ma qui mi pare che si esageri e non pensavo, in verità, né mai avrei potuto pensarlo, di essere così importante, per taluni, tanto da assorbire ogni loro altro interesse, vivendo, questi soggetti piccoli piccoli, vili, insulsi anonimi, che immagino curvi, nell’ombra del loro anonimato, incapaci di costruire ma capaci soltanto di cercare di distruggere o sporcare le opere altrui, non uomini, che quelli hanno un Onore bensì ominicchi e quaquaraqua capaci soltanto di masturbazioni mentali e pugnalate alle spalle) non sapendo più a cosa attaccarsi, oltre al tram, sono giunti a negare il mio iter formativo, accademico ed il mio titolo professorale, da docente. Evidentemente mi vorrebbero neanche con una Quinta Elementare (premettendo che ai tempi del Fascio e prima, la preparazione che si dava in Quinta Elementare era anche superiore a quella di tanti Diplomati delle Maturità odierne) ma con una Quinta “Alimentare”, crapulone interessato a mangiare, bere e gioire della vita edonisticamente.
Chi il suo can(e) vuol ammazzare, qualche scusa ha da pigliare, recita un proverbio della saggezza popolare del Nord Italia.
Sono antipatico, dò fastidio, occupo una nicchia accademica da solo, quale Presidente Esecutivo di una Università di Diritto Internazionale sviluppatasi sulla Popolare di Milano nata nel lontano 1901, ergo ogni scusa è buona per attaccarmi, d’altronde mi ritengo fortunato, ancora non mi hanno fustigato e crocifisso e le persone basse moralmente, vigliacche nell’animo, quelle che tirano il sasso, rompendo il vetro, per poi nascondere la mano, mi fanno profondamente pena, disgusto sì, ma soprattutto una gran pena, come quelle persone vigliacche che osarono affermare e scrivere che Madre Teresa di Calcutta si arricchiva con i soldi ricevuti per poveri e lebbrosi.Un Nostro Professore viene ad essere investigato dai Mass Media per attività amorali, immorali o illegali? Subito viene associato al mio nome e al nome della U.P.M.,, evidentemente chi scrive, tanto per scrivere male, dimentica o fa finta di non sapere che la responsabilità, anche quella penale, è squisitamente ed esclusivamente personale, se no vorrebbe dire che se un fratello o uno zio o un figlio dell’anonimo che ci attacca sul web fosse arrestato, dovrebbe essere arrestato anche lui in quanto parte della stessa famiglia, dello stesso gruppo. Illogico, antigiuridico, farneticante.
Chi volesse verificare i documenti del Miur, che attestano il mio operato, come quello dell’Università che rappresento può farlo al seguente link
La Bufala ci sarebbe senza dubbio se mi dichiarassi di essere un Professore abilitato all’insegnamento alle Medie Superiori o un Professore Associato della Università di Bologna (Bononia docet) ma se Marco Grappeggia, lo scrivente scrive “Prof.” e basta, riferendosi ai Titoli Professorali legittimamente in Suo possesso, Marco Grappeggia sta nel Suo, sta nel giusto e avrebbe diritto a non essere continuamente, reiteratamente molestato in ogni dove, rammentando comunque e facendo valere “erga omnes” il fatto che la diffamazione aggravata a mezzo stampa (Internet è un Mass Media, lo si sappia) è un reato e pure grave, punibile con l’arresto e l’ammenda.
Come mi piace definirmi verbalmente ed in curriculum, sono un professore di serie “B”, “Popolare” fiero di esserlo, orgoglioso d’aver incominciato a 21 anni nella formazione, insegnare in Università internazionali di Costa d’Avorio dal 1995, fino ad oggi. Centinaia di giornate in aula, con formazioni forse, non così d’eccellenza, ma fatte e recepite con professionalità che anche un giocatore di serie “B” può fare. Vi invito a leggere almeno una centinaia di dediche dei miei studenti… . Professore Italiano? No grazie, ho sempre ritenuto che la scienza e il sapere non abbiano grossi confini, dazi, ed interpretazioni.
Da scritte del genere, che si leggono on line, si comprende la mente particolare, immorale di chi firma, sul Web, articoli strampalati contro di Noi, contro Noi che abbiamo sempre fatto un punto d’Onore il lavorare con l’Africa e supportare culturalmente gli Studenti d’Africa, articoli dove si mischia il vero (poco) con il falso (tanto) miscelando col veleno dell’odio invidioso.
Termino questa mia nuova riflessione così. L’Odio è l’Antitesi dell’Amore e dal momento che è stato chiaramente indicato che “Dio è Amore” (I Giov. 4,8), “l’Odio è corrispondente a Satana”.
Libertà, Democrazia e Cultura
Riflessione a cura di Marco Grappeggia
Presidente Direttivo Università Popolare degli Studi di Milano
Università Popolare di Milano
Libertà. In latino “Libertas”, in spagnolo/castigliano “Libertad”, in occitano “Libertat”, in gallego/galiziano e portoghese “Liberdade”, in romeno “Libertate”, in francese “Liberté”, in inglese “Freedom” o “Liberty”, in tedesco “Freiheit”.
«Libertas (…) non in eo est ut iusto utamur domino, sed ut nullo.»
«La libertà (…) non consiste nell’avere un buon padrone, ma nel non averne affatto.»
(Marco Tullio Cicerone, De re publica, Libro II, Paragrafo 23)
Leggiamo dalla benemerita, gratuita Wikipedia, quanto segue circa la Libertà:
“Per Libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.
Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche necessitanti, o da situazioni determinanti di altra natura.
Riguardo all’ambito in cui si opera la libera scelta si parla di libertà morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, libertà metafisica, religiosa ecc.
Afferma Isaiah Berlin:
“L’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla”.
Quindi da un punto di vista psicologico possiamo intendere la libertà com’è percepita dal soggetto:
o negativamente, come assenza di sottomissione, di schiavitù, di costrizione per cui l’uomo si considera indipendente,
oppure positivamente nel senso dell’autonomia e spontaneità del soggetto razionale: con questo significato i comportamenti umani volontari si basano sulla libertà e vengono qualificati come liberi” (Fonte; https://it.wikipedia.org/wiki/Libert%C3%A0)
Memori dell’urlo del Patriota e Martire scozzese Sir William Wallace “Braveheart”: “Libertààààà!!!”, sotto tortura, prima di essere fatto a pezzi pubblicamente, poniamoci la domanda: “Siamo davvero liberi?” Vi siete mai posti questa domanda? Di getto verrebbe da rispondere subito con un “sì”, soprattutto se paragonata la Nostra situazione socio-geopolitica a quella di altri Paesi, soprattutto del Terzo Mondo, ma la Libertà è un concetto così grande ed omnicomprensivo da non potersi esaurire nel diritto al voto o nel diritto di iscriversi ad un partito politico.
Se non posso insegnare, c’è Libertà?
Se non posso studiare con chi voglio, c’è Libertà?
In Italia, culla del Sapere del Mondo Classico e Cristiano, c’è stato, nel tempo, un taglio progressivo alle spese destinate all’Istruzione. La qualità è andata scemando e contemporaneamente sono salite le rette ed il costo della vita.
Tutto ciò premesso, se un potenziale Studente decide di investire in Studi di taglio Internazionalistico qual’e il problema?
Beh il problema c’è, meno entrate nelle finanza degli altri Atenei.
Qual è la causa maggiore di fallimenti e ritiri dagli Studi all’Università? La scelta sbagliata dell’Ateneo unitamente alla scelta sbagliata del Corso di Laurea ma chi si iscrive da Noi è deciso, maturo, largamente motivato ed infatti non abbiamo abbandoni, questo è la cartina di tornasole del Nostri successo che ci porta costantemente nuovi iscritti anche in virtù del passaparola di chi si è già Laureato presso di Noi.
Se vi è discriminazione nel campo della Cultura, Cultura Superiore, Accademica, nel Nostro caso, non vi sarà più alcuna Libertà, non vi sarà alcuna Democrazia, alcuna Uguaglianza Sociale, non vi sarà alcuna Fraternità fra Cittadini Italiani ed Europei, non vi sarà alcuna Libertà di Pensiero ma soltanto quanto imposto da pochi a danno dei tanti, sarà la morte, a mezzo di tortura, del Nuovo Illuminismo che Ci prefiggiamo, assieme ad altri Laici Uomini di buona volontà, di creare e far crescere.
Rivendichiamo, fieramente, mi sia consentito di dirlo, una veritiera Indipendenza Accademica ed un carattere internazionale, sovranazionale ed internazionalistico, che mal si sposa con le imposizioni di coloro i quali vorrebbero piegarci a chiedere un riconoscimento come Università Privata italiana, una come tante altre, omologata, omologabile, magari una sorta di fotocopia di qualche cosa già esistente ed attivo da anni. Purtroppo, ho dovuto riscontrare, nei Nostri riguardi una fortissima intolleranza, premettendo che in senso sociale o politico. In un contesto sociale o politico, l’intolleranza è l’intransigenza verso (o la mancata accettazione di) persone o opinioni che esprimano punti di vista differenti dai nostri. Può manifestarsi con atteggiamenti o azioni di ostilità nei confronti di tali opinioni o della persona che le esprime.
Ma Noi crediamo che così come ogni Uomo sia unico e con peculiarità uniche, non omologabile, anche le Università, quelle che in giapponese vengono dette “Dai Gaku”, il “Grande (Dai) Sapere (Gaku)”, dovrebbero possedere ognuna proprie caratteristiche tali da renderle uniche nel proprio genere e che dovrebbe esserci, in un Paese realmente e totalmente democratico, la piena, totale libertà di insegnare unitamente alla piena, totale di apprendere da chi si voglia, sia esso rilasciante o meno, titoli validi per i Pubblici Concorsi anche perché, parafrasando Seneca:
“NON SCHOLAE, SED VITAE DISCIMUS”
(“Non per la scuola impariamo, ma per la vita”)
Lucius Annaeus SENECA, “Epistulae Morales”, 106